Lo stesso titolo di Führer, che il piccolo caporale austriaco si era attribuito, appariva a Mussolini come un richiamo al condottiero, al princeps degli antichi e feroci germani di cui parlava anche Tacito, cioè ad Arminio.

Il condottiero dei cherusci aveva tradito il legato romano Quintilio Varo presso la selva di Teutoburgo, sicché, come Augusto esclamava: “Varo, rendimi le mie legioni”, così il Führer andava dicendo: “Mussolini, rendimi il mio Arminio!”.

Sembrava che il clima si fosse rasserenato in coincidenza con il viaggio a Roma di Hitler nel ‘38, ma in realtà quella visita non era che l’inizio di una sudditanza. Roma mostrava all’ospite abbellimenti e scenari di cartone verniciato a mo’ di bronzo, sicché Trilussa, ispirato profeta, commentò in versi la caduca trasformazione: “Roma de travertino, / rifatta de cartone, / saluta l’imbianchino, / suo prossimo padrone”.

Antonio Spinosa, Augusto