Bellissima Lombardia, e bella Milano. Bisogna liquidare il luogo comune che questa regione e questa città siano inferiore di bellezza al resto dell’Italia. Certo la bellezza lombarda è meno rigorosa e chiusa, e perciò più difficile intenderla a prima vista, di quella veneta e toscana. Ed è anche meno esemplare, meno italiana, per lo straniero che avvicina l’Italia e la vuole conoscere nei suoi paesaggi resi tipici dalle convenzioni turistiche. Ma proprio per questo l’amiamo di un amore più libero. A settentrione sono i laghi, diversi da tutti gli altri laghi del mondo; severi, gentilizi, meditativi; ammorbiditi dagli aromi oleosi che versano gli antichi parchi. I santuari eretti dalla Controriforma quasi a fermare l’invasione della protesta scendente per le valli svizzere ci seguono dalle alture con il loro occhio vigilante; la campane non sono festose e rapide, come quelle del Veneto, ma lente, e profonde, campane di monastero longobardo. Nel Bergamasco e nel Bresciano la severità lombarda è intrisa di colore veneto. A sud, e nella Bassa, batte il cuore della Val Padana. Terre grasse ed insieme spiritate, dai cibi succulenti, dai contadini avvolti di un tabarro nero che emergono dalle nebbie bianche conducendo i buoi, dai pingui soli che si specchiano nelle rogge, dalle lune purpuree che si affondano tra i filari. E’ il cuore della Padania, con le sue cattedrali barbariche e le sue officine; la Padania, terra ideale ma amata quasi come patria da quelli che vi nacquero o vi abitarono a lungo; dalle cui zone si sprigiona un profondo senso del sacro. Può darsi che i lombardi, uomini pratici, non si accorgano sempre della speciale bellezza del loro paese, ed infatti non lo decantano, preferendo trovarlo più comodo che poetico. Tuttavia se ne alimentano senza saperlo, simili ai loro campi con l’acqua dei fiumi, come dimostra il loro amore.

Guido Piovene, Viaggio in Italia