Lo stesso titolo di Führer, che il piccolo caporale austriaco si era attribuito, appariva a Mussolini come un richiamo al condottiero, al princeps degli antichi e feroci germani di cui parlava anche Tacito, cioè ad Arminio.
I lettori non si rendevano conto che esistevano due generi di titoli. Uno era quello trovato dall’autore ottuso o dall’editore astuto a libro ultimato. Quel tipo di titolo non era altro che un’etichetta incollata sul libro con una pressione del pugno. […] Ma c’era anche l’altro genere: il titolo che traspariva dal libro come una filigrana, che nasceva insieme al libro, il titolo al quale l’autore si era talmente abituato durante gli anni in cui aveva accumulato le pagine scritte che era diventato parte integrante di ognuna di quelle pagine e di tutte.
Vladimir Nabokov, Cose trasparenti
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